giovedì 31 maggio 2007

Lawrence Lessig e la libertà del software

In inglese il termine free significa sia «libero», per esempio nel senso della libertà di parola, sia «gratuito», per esempio nel senso di ingresso libero. Una democrazia che conviva con una economia fondata sulla proprietà privata può promuovere la libertà di parola e, nello stesso tempo, rifiutare la gratuità degli ingressi. Ma che cosa succederebbe se questa stessa democrazia assimilasse la libertà nel suo significato politico e morale alla gratuità, e prendesse a combattere ogni libertà come una lesione alla proprietà privata? Potrebbe una democrazia - occidentale o no - convivere col principio che la libertà è un furto?

The future of ideas. The fate of the commons in a connected world, 21 scritto dal giurista americano Lawrence Lessig, si occupa di un problema solo apparentemente settoriale: l'impatto sulla libertà, nella rete e sulla rete, dell'inasprimento del regime della proprietà intellettuale e delle sanzioni destinate a proteggerla. Chi si è rassegnato a vivere in una «gabbia d'acciaio» e a subire le decisioni tecniche come incontrollabili ed estranee, 22 o a scagliarsi genericamente contro «la tecnica», può non essere consapevole del fatto che scelte tecniche determinate condizionano il modo di condivisione e trasmissione del pensiero, e dunque il mondo stesso della politica e della conoscenza.

The future of ideas affronta quattro temi:

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